A.C. 3892
Presidente, questo decreto è fondamentale, non per gli interessi dei banchieri, come si sta dicendo qui, ma è fondamentale per i risparmiatori e per le imprese, e lo è perché, insieme ad altri provvedimenti approvati in quest'Aula, fa parte della strategia del Governo per mettere in sicurezza e garantire il funzionamento dal sistema bancario. Capisco che lo sport preferito in questi ultimi tempi sia quello di prendersela con le banche, e se è vero che gravi episodi hanno dato una mano a chi vuol far credere che esse siano il male assoluto è anche vero che bisogna sgombrare una volta per tutte il campo dagli equivoci, che sono stati alimentati su questo argomento o per leggerezza o per mala fede.
Le banche, Presidente, sono aziende, che in un'economia di mercato hanno una funzione vitale: da un lato tutelare i soldi dei risparmiatori e dall'altro concedere prestiti. Senza questi due pilastri, al momento non esiste un sistema economico di libero mercato capace di sopravvivere. Tutte le misure che abbiamo messo in campo fin qui sono state pensate per consentire agli istituti bancari di espletare queste due funzioni nel migliore dei modi, quindi per tutelare i risparmiatori e le imprese, altro che favori ai banchieri ! Parlare oggi della crisi dal sistema bancario non può prescindere dal ricordare i fatti sconvolgenti avvenuti dal 2008. Le difficoltà che stiamo vivendo sono l'eredità avvelenata della crisi che ha messo in ginocchio imperi finanziari, fatto fallire colossi come Lehman Brothers e messo a rischio l'intero sistema economico mondiale. Le nostre banche sono state poco coinvolte in operazioni azzardate, ma l'effetto del contagio sull'economia reale è stato molto pesante. La recessione ha fatto saltare aziende, provocato fallimenti, lasciato in pancia alle banche crediti deteriorati che a inizio 2016 ammontavano a circa 360 miliardi, accumulati di anno in anno, con un affetto a valanga che ha portato le sofferenze lorde da 43 miliardi del 2008 agli oltre 200 miliardi attuali.
Allora, di fronte a questa complicata vicenda, Presidente, c’è chi si limita alle urla, c’è chi si limita al «dagli al banchiere» e chi, invece, ha avuto il coraggio di prendere di petto le questioni fondamentali del sistema bancario (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Con le prime si prende magari qualche voto in più alimentando la rabbia, ma non si fanno gli interessi dei cittadini e si lasciano i problemi irrisolti, noi invece quei problemi li stiamo affrontando con riforme di cui negli ultimi decenni ci si è solo limitati a parlarne.
La riforma delle banche popolari è senz'altro una di queste: ha migliorato profondamente lagovernance e insieme la trasparenza; ha favorito l'accesso al mercato dei capitali, il rafforzamento del patrimonio e la spinta alle aggregazioni, ha insomma reso più efficiente e solido l'intero comparto. La riforma delle banche di credito cooperativo ha consolidato il settore attraverso il superamento del suo tallone d'Achille: la piccola dimensione unita all'eccessiva frammentazione.
Pur rispettando l'autonomia e la specificità delle BCC, sono state create le condizioni per un gruppo più forte e un sistema efficace di garanzie solidali, in grado di rispondere alle sfide dimensionali dell'attuale mercato. E poi il Fondo Atlante, per circa 4,5 miliardi di euro; ha già dato prova della delicata e fondamentale funzione di salvataggio degli istituti bancari in difficoltà, tutelando gli interessi dei risparmiatori, sostenendo gli aumenti di capitale richiesti dall'autorità di vigilanza e investendo, fino al 30 per cento del patrimonio, in crediti non performanti. E il decreto in discussione, Presidente, rientra in questo contesto. Le misure previste sono un nuovo fondamentale tassello di questa strategia; anzitutto, vi è l'intervento a sostegno dei risparmiatori colpiti dalla risoluzione delle quattro banche. Si tratta di quei risparmiatori che hanno acquistato obbligazioni subordinate, come sappiamo. Il decreto va oltre la norma prevista nella legge di stabilità, dove era stato inserito un tetto di 100 milioni. Grazie all'impegno del Governo italiano in sede europea, la platea è stata allargata, cancellando il tetto inizialmente previsto e assicurando un rimborso automatico e forfettario; vengono rimborsati quei risparmiatori con un reddito non superiore a 35 mila euro oppure un patrimonio mobiliare inferiore a 100 mila euro e il rimborso è pari all'80 per cento di quanto investito. Anche gli altri risparmiatori potranno accedere al rimborso, magari anche del 100 per cento a seguito di un arbitrato con l'Autorità nazionale anticorruzione. Il criterio scelto, Presidente, è quello dell'equità sociale: si sono tutelate, anzitutto, le fasce più deboli e chi è stato raggirato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Il decreto prevede poi delle misure che mirano a consolidare e ad accelerare la ripresa in corso. In questo senso il provvedimento contiene strumenti necessari a rimuovere alcuni degli ostacoli lasciati sul campo della crisi, contro cui le imprese devono combattere ogni giorno.
Abbiamo ascoltato molte critiche all'introduzione dell'istituto del pegno non possessorio, prassi peraltro diffusa nei Paesi europei più avanzati. Esso innova l'impianto tradizionale del pegno come garanzia reale, determinando almeno due effetti positivi rispetto al passato: da oggi l'imprenditore, che ha la necessità di ottenere un finanziamento, potrà offrire in garanzia i macchinari o altri beni strumentali ma, al contrario di quanto accadeva fino ad ora, quel bene resterà in suo possesso; resterà, cioè, all'interno dell'azienda, che potrà continuare a utilizzarlo per la propria attività. Chiedere un prestito non significa più rischiare il blocco dell'attività d'impresa. E i vantaggi non finiscono qui, Presidente. In questo modo l'imprenditore non solo continua a lavorare, ma evita di mettere in garanzia beni propri come, per esempio, la casa, scongiurando il pericolo di far finire la propria famiglia per strada (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Le aziende, Presidente, vengono anche spinte in questo modo su un cammino virtuoso, che può portare al superamento dalla commistione patologica tra patrimonio dell'impresa e patrimonio personale dell'imprenditore, che costituisce uno dei punti di notevole debolezza del nostro sistema produttivo.
Anche le polemiche sul patto marciano sono state costruite ad arte. Nel gridare ai rischi di questo tipo di meccanismo le opposizioni si sono accuratamente dimenticate di ricordare che il patto marciano consiste in un accordo raggiunto tra due parti, secondo modalità che mettono al riparo la parte più debole dai possibili squilibri legati al diverso potere contrattuale. La procedura di inadempimento non scatta, come si è voluto far credere, nei confronti di tutti gli imprenditori, ma solo di coloro che hanno scelto di ricorrere a questa tipologia di contratto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). E per completare, Presidente, il quadro terroristico si è poi detto che il tempo necessario a far scattare l'inadempimento è di nove mesi, omettendo di aggiungere che l'imprenditore ha altri due mesi per far fronte ai suoi obblighi. Dunque, i mesi sono 11 ma diventano 14 nel caso in cui l'imprenditore abbia restituito parte del debito. Allo stesso tempo, Presidente, il decreto si occupa di ripensare gli equilibri tra debitore e creditore, in modo da rimuovere, pur senza penalizzare il debitore, le pastoie che creano le condizioni per rendere i crediti irrecuperabili. Del resto, in Italia recuperare un credito è più difficile che in Grecia o in Romania, data la complessità delle procedure giudiziarie, i costi elevati e le sentenze che si fanno attendere per anni. Non è una questione di poco conto, dal momento che rappresenta uno dei motivi principali per cui molti stranieri rinunciano a investire capitali nel nostro Paese e molti italiani rinunciano a fare impresa.
Siamo consapevoli che il lavoro da fare è ancora molto ma, al contempo, rivendichiamo con orgoglio tutti i provvedimenti approvati, perché pensati non per avvantaggiare le banche e i banchieri ma per far funzionare al meglio il sistema bancario e, quindi, per favorire risparmiatori e imprese. E che le cose siano davvero così lo dimostra anche l'inasprimento delle sanzioni contro le banche e i banchieri. Noi abbiamo infatti dato a Bankitalia la possibilità, per la prima volta, di rimuovere gli amministratori, i sindaci e i dirigenti che abbiano commesso delle violazioni, Presidente. Noi abbiamo inasprito le sanzioni contro gli istituti, i dirigenti e i vertici bancari che abbiano commesso degli illeciti. Contro il nostro Governo, Presidente, neanche i banchieri sono più intoccabili. E, allora, come si fa a dire che noi continuiamo a favorirli con i nostri provvedimenti. Presidente, il gruppo del Partito Democratico voterà a favore di questo provvedimento.